Apnee del sonno: fattore di rischio per Covid-19?

Abbiamo parlato molte volte della sindrome delle apnee ostruttive, una condizione caratterizzata da pause nella respirazione durante il sonno, dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree.
Questa condizione determina:

  • riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue
  • variazioni della frequenza cardiaca
  • aumento dei valori della pressione arteriosa
  • frammentazione del sonno (causa di eccessiva sonnolenza durante il giorno)

Sebbene i fattori di rischio più comuni per l’OSAS siano l’età avanzata, l’obesità e l’essere di sesso maschile, alcuni ricercatori hanno ipotizzato l’esistenza di una stretta correlazione tra Coronavirus e OSAS.

Studi scientifici

I ricercatori del Turku University Hospital in Finlandia, hanno condotto uno studio per verificare l’esistenza di un possibile legame tra apnea ostruttiva del sonno e Coronavirus, più in particolare se i pazienti affetti da OSAS fossero esposti ad un rischio più elevato di contrarre il virus e di sviluppare la malattia in modo più severo.

I risultati della ricerca hanno messo in evidenza che il 29% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva a causa del Covid era affetto da OSAS: il dato risulta essere estremamente significativo in quanto, al momento dello studio, solo il 3,1% della popolazione della Finlandia Sudoccidentale era in procinto di essere curato per apnee del sonno.
Gli studiosi hanno inoltre messo in evidenza che i pazienti affetti da OSAS con Covid-19 presentano un rischio 5 volte maggiore di sviluppare complicanze e di essere ricoverati in ospedale.

Apnee del sonno: fattore di rischio per Covid-19?

Nonostante questo, si sa ancora poco sulla possibile connessione tra OSAS e Coronavirus.
Gli studi condotti fino ad ora ci mettono di fronte al fatto che avere apnee nel sonno non comporta di per sé avere conseguenze peggiori in caso di infezione, soprattutto se si segue in modo scrupoloso la terapia ventilatoria con CPAP o con MAD, ma che possono essere semmai le comorbidità (respiratorie, cardiache, metaboliche…), che si associano spesso nei pazienti con apnee, o la maggiore età media che in questa popolazione possono favorire una evoluzione più grave dell’infezione.

Va inoltre chiarito che la terapia ventilatoria, contrariamente a quanto si teme, non favorisce la diffusione del virus più profondamente nei polmoni, così come non favorisce lo sviluppo di polmonite. Viene anzi consigliato di proseguire la terapia (MAD o CPAP) in modo il più aderente possibile poiché il trattamento delle apnee favorisce un sonno migliore che rafforza le nostre difese immunitarie, indispensabili per combattere qualsiasi infezione, compreso il Coronavirus.

È bene sottolineare che, in linea generale, tutti i pazienti affetti da malattie croniche, soprattutto cardio-respiratorie, sono più a rischio di avere complicanze gravi qualora contraessero l’infezione da Coronavirus.