Qualità del sonno e Alzheimer: esiste un legame?

L’Alzheimer è una patologia scoperta a inizio ‘900 e oggi rappresenta la forma più comune di demenza.
In Italia ne soffrono oltre 600 mila anziani over 65, ma la cifra è destinata ad aumentare notevolmente.

La ricerca, negli ultimi anni, si è concentrata sul legame che esiste tra la qualità del sonno e il possibile sviluppo della malattia di Alzheimer, dimostrando come il peggioramento del sonno e del ritmo sonno-veglia siano segnali di un aumento del rischio di diagnosi future di forme di demenza.

Il legame tra sonno e memoria

A qualunque età, il sonno ricopre un ruolo fondamentale per trattare e conservare i ricordi: quando siamo svegli, il nostro cervello immagazzina i ricordi appena formati nella memoria a breve termine e, quando ci addormentiamo, il cervello riesamina questa massa di dati. Ogni ricordo ritenuto importante è trasferito alla memoria a lungo termine, mentre quelli ritenuti poco importanti vengono eliminati.

Questo processo di archiviazione e memorizzazione, sebbene all’apparenza sembri poco complesso, è in realtà molto complicato e può essere facilmente contaminato se al contempo stanno fluendo ancora nuovi ricordi. Proprio per questo, il nostro cervello aspetta fino a quando siamo addormentati per svolgere questo delicato lavoro.

Quando abbiamo un sonno di buona qualità, il nostro cervello si comporta come una “trappola d’acciaio” per i nostri ricordi, mentre quando siamo privati ​​del sonno, il nostro cervello diventa un setaccio e le informazioni e i ricordi importanti non arrivano ad essere conservati a lungo termine e si perdono per sempre.
Di conseguenza, ciò che in superficie sembra demenza legata all’età, può in effetti essere demenza da privazione ​​del sonno: l’80% degli anziani che soffrono di apnea del sonno hanno avuto inizialmente la diagnosi errata di demenza, mentre il 60% dei malati di Alzheimer soffre di almeno un disturbo grave del sonno, come l’insonnia o l’apnea del sonno.

Disturbi del sonno e Alzheimer

Se la carenza di sonno ha un ruolo causale nello sviluppo dell’Alzheimer, allora trattare il sonno scadente può essere un nuovo modo per curare o addirittura prevenire la malattia.
Certamente è necessaria più ricerca su questo argomento per trarre conclusioni chiare, ma alcuni nuovi studi hanno già dato risultati promettenti.

Per esempio, uno studio ha evidenziato che il declino cognitivo tra i pazienti malati di Alzheimer era notevolmente ridotto se i pazienti venivano trattati per l’apnea del sonno, mentre un altro studio ha messo in luce che i malati di Alzheimer hanno mostrato un’inversione del declino cognitivo quando hanno preso la melatonina, un integratore usato per migliorare il sonno.

Inoltre, questa scoperta potrebbe anche permettere la diagnosi precoce della malattia: nel momento in cui appaiono i disturbi della memoria, l’Alzheimer è già a un punto di danno significativo, mentre i disturbi del sonno appaiono diversi anni prima della comparsa della malattia: questo suggerisce che i problemi del sonno potrebbero servire come rivelatore precoce della malattia stessa.

Test per l’apnea del sonno

Si stima che il 20% degli anziani soffrano di apnea del sonno, ma quasi l’80% di queste persone non hanno la diagnosi o hanno quella errata di demenza. Se si soffre di insonnia, stanchezza diurna, demenza, depressione o ansia, è una buona idea fare un test medico per l’apnea del sonno, prima di cercare altri trattamenti.